LEI CHI È, DOTTOR SCHWEITZER?

ALBERT SCHWEITZER FU UN PREMIO NOBEL ALSAZIANO POCO NOTO, UN TEOLOGO E UN PASTORE, MA ANCHE UN MEDICO E UN MUSICISTA. LA SUA CASA DI GUNSBACH, NEI PRESSI DI COLMAR, È L’EREDITÀ DI UN UMANISTA VISIONARIO.

Albert Schweitzer è uno dei rari Francesi ad aver ricevuto un Premio Nobel e, nonostante ciò, rimane ampiamente sconosciuto. È noto per lo più come il buon dottore bianco di Lambaréné, nel Gabon, afferma con rammarico Jenny Litzelmann, direttrice della Maison Albert Schweitzer, a Gunsbach, nei pressi di Colmar. “È un personaggio che, come molti altri pensatori e artisti Alsaziani che sono diventati Francesi nel 1918, è stato dimenticato” ... una doppia cultura che ha finito col recare torto ad alcuni Alsaziani.
 

Prix Nobel de la paix, Albert Schweitzer était porté par l'attention à l'autre. ©Maison Albert Schweitzer Gunsbach
Prix Nobel de la paix, Albert Schweitzer était porté par l'attention à l'autre. © Maison Albert Schweitzer Gunsbach


Quando veniva chiesto ad Albert Schweitzer, nato Tedesco e diventato Francese nel 1918, di esprimersi in merito alla sua appartenenza ad un Paese, egli rispondeva invariabilmente: “Sono un uomo di Gunsbach e un cittadino del mondo”. 
Albert Schweitzer era Alsaziano, nacque a Kaysersberg nel 1875 e crebbe a Gunsbach, presso un padre pastore. Egli fu un pensatore visionario e fondò il concetto di “etica del rispetto della vita”, che spiegò in dettaglio nella sua opera Filosofia della Civiltà. Fu inoltre lui stesso pastore, filosofo e teologo, ma anche medico e organista. I suoi concerti d’organo gli permettevano peraltro di finanziare, in parte, il suo ospedale in Gabon. 

CIVILITÀ IN DECLINO

Questo impegnarsi nell’essere un “uomo al servizio degli uomini” gli valse il prezzo Goethe di Francoforte, nel 1928 (due anni più tardi il vincitore sarà Sigmund Freud), e utilizzò il denaro del premio per far costruire la sua casa a Gunsbach, il suo pied-à-terre in Europa, quando tornava da Lambaréné. Schweitzer aveva trasformato questa casa a due piani, in piena natura, in un ufficio spartano per lui e la sua collaboratrice: un luogo in cui lavorare per la raccolta dei fondi destinati al suo ospedale gabonese. 
 

La maison d'Albert Schweitzer à Gunsbach, devenue musée. © Maison Albert Schweitzer Gunsbach
La maison d'Albert Schweitzer à Gunsbach, devenue musée. © Maison Albert Schweitzer Gunsbach

Questa casa appartiene ancor’oggi all’Association internationale pour l’œuvre du docteur Albert Schweitzer, fondata dal medico stesso. “Lui pensava che ognuno potesse avere la sua Lambaréné: secondo lui, ciascuno deve trovare nella sua vita un modo per investirsi al servizio degli altri, nei limiti delle proprie possibilità, anche se solo una o due ore alla settimana” racconta Jenny Litzelmann. 
La diffusione dell’etica del rispetto della vita fu il fulcro dell’azione di Albert Schweitzer. Fin dal 1915 egli capì che la civiltà era in declino e che era necessario instaurare un’etica universale, che rispetti tutte le forme di vita, per creare una civiltà mondiale. Verso la fine del XIX secolo osservò l’emergere dei nazionalismi e il progresso tecnico troppo rapido e alienante.

UN AMICO DI EINSTEIN E DEL DALAÏ-LAMA

In questa casa-museo si svela un percorso di dedizione assoluta nei confronti degli esseri viventi. La sua opera medica è generalmente presentata al piano di sotto della casa, luogo che scandì la sua vita, dalle origini al premio Nobel. Vi sono presenti anche ritratti di personalità pubbliche con cui aveva un legame stretto, testimoni muti ma vibranti, allineati in bianco e nero su un muro dalla prospettiva visualmente efficace: Einstein, Joséphine Baker, il pastore Martin Luther King, l'Abbé Pierre, il Dalaï-lama, etc.
L'opera intellettuale di Albert Schweitzer si delinea nella recente estensione contemporanea armoniosa della casa, di cui una parte si trova sottoterra, per opera dell’architetto di Colmar, Michel Spitz. Questa estensione comprende un hall a livello del giardino, una stanza per i laboratori pedagogici, uno spazio dedicato alle mostre temporanee e, infine, la collezione di oggetti africani, fino ad allora conservati presso il Municipio di Gunsbach.
 

Ce mur de portraits présente les personnalités dont Albert Schweitzer était proche : Einstein, Joséphine Baker, le pasteur Martin Luther King, l'Abbé Pierre, le Dalaï-lama...© Maison Albert Schweitzer Gunsbach
Ce mur de portraits présente les personnalités dont Albert Schweitzer était proche : Einstein, Joséphine Baker, le pasteur Martin Luther King, l'Abbé Pierre, le Dalaï-lama...© Maison Albert Schweitzer Gunsbach

I GIOVANI HANNO RAGIONE

La mostra permanente dedicata all’etica del rispetto della vita è pensata come una sorta di percorso iniziatico, che si sviluppa allargandosi progressivamente, dal rispetto di sé verso quello di tutti i popoli. Si tratta di una vera e propria sfida museografica, basata sui passaggi dell’opera di Schweitzer.
L’immagine del visitatore si riflette all’infinito all’interno di uno spazio rettangolare fatto di specchi. Vi si può leggere la seguente citazione: “L'idealismo giovanile ha ragione”. “Albert Schweitzer diceva che la cosa più importante è di rimanere fedeli ai propri ideali. Diventare un uomo maturo significava perdere i propri principi morali, rassegnarsi”, afferma la direttrice del luogo. 
L’Uomo compiuto ha il dovere di sostenere l’idealismo dei giovani, "un tesoro che non va perso per nulla al mondo”, ed è tenuto a conservare il proprio entusiasmo, nonostante le avversità e il cinismo del mondo. 

STUDI DI MEDICINA A 30 ANNI

“Fu confrontato a questo problema quando decise di iniziare a studiare medicina, in quanto questa scelta non fu capita dai suoi amici teologi. Per lui Gesù si metteva al servizio degli altri agendo concretamente.” Albert Schweitzer decise quindi di abbandonare il suo percorso di pastore, scrittore e studioso universitario, per agire in modo più concreto. “Questo impegno non aveva a che vedere solo con la religione ma con un dovere in quanto essere umano.” 
 

Avec son pélican : Albert Schweitzer respectait autant la vie des animaux que celle des humains. © Maison Albert Schweitzer Gunsbach
Avec son pélican : Albert Schweitzer respectait autant la vie des animaux que celle des humains. © Maison Albert Schweitzer Gunsbach

Questa fu una scelta opportunamente soppesata: a 21 anni il giovane Schweitzer decise di perfezionare le sue conoscenze della musica, della teologia e della filosofia, fino ai 30 anni, per potersi dedicare in seguito interamente agli altri, senza però sapere ancora esattamente in che modo.   Albert Schweitzer esplorò le possibilità e tentò di fondare un orfanotrofio e un centro di accoglienza per i giovani con problemi giudiziari, invano.   
Poi, un giorno, gli capitò di leggere un piccolo annuncio, che offriva un incarico di medico in Congo. Fu una rivelazione. “Ecco qual era la sua vera vocazione: essere in contatto diretto con la gente che soffre fisicamente. In quel momento decise di iniziare a studiare la medicina, e riuscì a partire per il Congo otto anni dopo.”  

LIBERARE L’UOMO DAL BISOGNO

Il fatto di lavorare sul campo nutrì senz’altro ancora più profondamente il suo pensiero, che si estende su una trentina d’anni. Nel suo trattato “Filosofia della Civiltà”, Albert Schweitzer considera la vita economica come un ostacolo allo sviluppo della civiltà, in quanto causa principale del soffocamento della vita spirituale. Vi denuncia il sovraffaticamento, dovuto in particolare alla parcellizzazione delle mansioni e al taylorismo nascente, che impediscono all’essere umano di pensare. 

In questa critica del XX secolo egli afferma che “la società ha il dovere di fornire ad ogni individuo le armi necessarie per liberarsi dal giogo della lotta per la sopravvivenza”.
Schweitzer sottolinea inoltre il fatto che l’essere umano ha acquisito la capacità di causare la propria distruzione e prende di mira, già a quel tempo, la ricerca del sensazionalismo dei media e l’emergere della società dello spettacolo.  Secondo lui ogni individuo è tenuto a proteggersi e a resistere, per salvaguardare “la fiducia nella verità e nell’umanità”.  
In seguito, Albert Schweitzer riceverà il premio Nobel della Pace, nel 1952, proprio per questa sua instancabile dedizione nei confronti del prossimo. 

Lucie Michel

Maison Albert Schweitzer, a Gunsbach (8 rue de Munster).
Aperto dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 17:00 (+ domenica da giugno a settembre).
Tariffe: tra 3 e 7 € (ingresso gratuito per i bambini di meno di 5 anni).
Informazioni più dettagliate sul sito www.schweitzer.org

La Maison Albert Schweitzer fa parte dei Sites Touristiques d'Alsace (STA, siti turistici dell’Alsazia)
 


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